La parola ai giurati

Alcune riflessioni conclusive su Cortosplah da parte della giuria della IV edizione.

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(la giuria di cortosplash prima della proclamazione dei corti vincitori)

“In qualità di presidente di giuria della IV edizione del festival Cortosplash intendo rendere pubbliche alcune riflessioni conclusive e qualche ringraziamento.

In primo luogo mi è toccato constatare quanto interessante ed equilibrata sia stata la selezione di corti messa in atto dal direttore artistico Giuseppe Tumino. A lui vanno i miei complimenti per aver elaborato un catalogo di cortometraggi di altissimo livello. E’ quasi tautologico quanto sto per dire ma mi sembra giusto ribadirlo: per mettere in piedi un festival serio di cortometraggi (così come di lungometraggi) due cose sono al tempo stesso necessarie e sufficienti: competenze tecniche e sensibilità artistiche. Entrambe queste caratteristiche mi è parso siano presenti nella figura del curatore del festival e dico ciò senza alcuna piaggeria dato che il cinema mi piace molto molto di più di quanto mi piaccia il dottor Tumino. Se il programma del festival fosse stato mediocre avrei semplicemente evitato di scrivere questa postfazione.

Altra cosa che molto mi ha colpito è l’organizzazione puntuale messa in campo da Alessandra Magarelli una ricercatrice che ha coordinato un gruppo di volontari che per tre quarti era composto da ricercatori. Bene, quest’intersezione viva tra arte e scienza mi ha colpito a tal punto che mi è venuta voglia di propormi come volontario nella ricerca nel caso in cui un giorno ve ne dovesse essere bisogno.

Trovo una grande ricchezza per la regione Basilicata, a cui sono molto affezionato, la presenza sul suo territorio di una realtà come Cortosplash e mi auguro che ne venga riconosciuta l’importanza a tutti i livelli, sia sociali che politici.

Ringrazio tutti coloro che hanno voluto prendere in considerazione il mio curriculum per propormi un ruolo tanto divertente come quello che ho ricoperto in questa ultima edizione di festival.”

Fulvio Pepe

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“Festival variegato; dai molteplici punti di vista, espressioni e tecniche.

Confluiti da ogni parte del mondo nella suggestiva spiaggia di Policoro.

Incontro magico tra Direzione Artistica, Giuria e Organizzazione.

Tra i giurati ogni differente prospettiva è stata occasione di confronto.

Tre giorni intensi e illuminanti di lunghe e appassionate conversazioni sulla cinematografia mondiale dalle quali è scaturito il criterio di scelta dei corti vincitori.

Il tutto accompagnato da prelibati sapori del territorio, preparati con amore e sapienza.”

Rosangela Pagana

(Leonardo Persia su Frederico Machado e Cortosplash)

“C’è il lettore che, sul treno, pur non distogliendo lo sguardo dal libro che legge, sente i paesaggi correre al suo lato, li fa entrare nella pagina e dentro di sé: paesaggio del paesaggio, passaggio di un passaggio. E c’è lo spettatore che guarda il film mentre, attorno a lui, un altro cinema, naturale, lo osserva. Al Cortosplash, il cinema è vis(su)to sullo schermo senza poter prescindere dallo scenario che lo avvolge. La sabbia ai piedi, mistica abluzione. Le stelle e la luna nel cielo, occhi della notte spalancati sugli occhi di chi guarda e l’occhio-luce, l’occhio-illuminazione, l’occhio-(che)mente del cinema. Dall’obiettivo (mai obiettivo), che afferra il tempo, allo schermo, occhio-rettangolo fuori dall’assedio del tempo. E poi il mare, i fotogrammi naturali delle onde, flussi sempiterni sempre uguali mai uguali. Non ci si bagna nello stesso fiume (mare), come non si vede mai lo stesso film, lungo o corto, anche quando sembra sempre lo stesso. I riflessi di luce sul mare, rimestati dagli sciabordii, smaniano e si dimenano come particelle luminose di Stan Brakhage, turbinio non inscatolato dello spirito. E ogni fotogramma del film (anche se digital) diventa espansione e contrazione di un mare della vita da attraversare, porzione inesauribile di mondo ancora più compresso/complesso nella durata breve del cortometraggio, fitto di sabbia e stelle interiori. De dentro para fora e viceversa, come il titolo di uno dei film (di Manuela Farias) presentati, dove il dentro serve per il fuori e il fuori per il dentro, e ogni seduzione rappresentata rappresenta ancora la seduzione dell’occhio di carne compiuta (e attraversata) dall’occhio meccanico, naked kiss. Il corto non ammette distrazioni come forse (fosse) il lungo. E un festival corto, solo tre giorni di pace, amore e cinema (anche musica: con la sezione videoclip), non a caso inserito in un villaggio denominato Aquarius (This is the dawning of the age of Aquarius…), non possiede lacune, rimossi, “non ho fatto a tempo a vederlo”. Lo si può bere tutto, centellinandolo. È una miniatura-miniera di festival, piccola perla preziosa, ricordo indelebile di tutto. Impossibile per me ripensare Vida en Marte (Is there life on Mars?…) senza lo sguardo illuminante di Rosangela Pagana o il taglio di Swimming in the Desert decurtando il tagliente elucubrare aforistico di Fulvio Pepe. E potrò più pensare Groucho Marx senza il sigaro iconico di Giuseppe Tumino? O alle lotte delle schiave africane contro l’oppressore bianco, dopo averne parlato nella Rabatana di Tursi, prima di vedere Talaatay Nder, con Alessandra Magarelli, eroina senza tempo? Davvero, al Cortosplash, il cinema corre magicamente dal dentro al fuori, restando sempre dentro quel fuori che ognuno di noi è. E non c’è immersione naturale che non diventi emozione motion. Un tuffo dove il mare è più cinema.”

Leonardo Persia

(la proclamazione dei vincitori)

 

A presto per la rassegna stampa completa e la foto gallery. Intanto Buone vacanze dallo staff di Cortosplash

 

 

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